"Quando sono stato chiamato da Aurelio Zanotta, prima e dalla figlia Eleonora poi, con il compito di disegnare una serie di oggetti utili per il cosiddetto “paesaggio” domestico, ho potuto progettare esprimendo la determinazione a cercare soluzioni universali, per la società e per le esigenze del mondo reale. […] Perché servono sempre meno oggetti e quelli da mettere in produzione devono essere belli, utili, durevoli e al servizio di una società nuova. È ora di finirla con le cose viste dalla prospettiva del mercato. Serve più onestà progettuale, e una maggiore consapevolezza". Enzo Mari
La collaborazione tra Zanotta ed Enzo Mari nasce nel lontano 1980 con il progetto Tonietta.
Aurelio Zanotta si recò da Enzo Mari con un chiodo da rocciatore del sesto grado, di quelli che sfruttano le fessure nella parete di pietra per fare da sostegno al corpo dello scalatore.
Fu così che nacque Tonietta, la sedia con cui Zanotta conquistò il Compasso d’oro nel 1987 ed il primo premio Chair Fair all’International Design Center a New York nel 1986.
Tonietta è composta da una struttura in lega di alluminio lucidato o verniciato nero. Il sedile e lo schienale sono in polipropilene ricoperto in cuoio 95 nei colori della cartella.
D. Cosa sta alla base dei suoi progetti?
R. Farò un esempio. In quegli stessi anni, anche Cesare Cassina stava ragionando sull’idea del chiodo da roccia (egli stesso appassionato di montagna). Aveva pensato di farli produrre in alluminio forgiato, molto compresso e dunque robusto. Dallo spunto di Aurelio io invece pensai di far fare le gambe della sedia in alluminio pressofuso a spessori differenziati, le due davanti più sottili e leggermente ricurve. Per arrivare allo spessore giusto e al disegno definitivo ci misi cinque anni. Fondamentale l’aiuto di Penati (allora a capo dell’Ufficio tecnico Zanotta), con cui arrivammo a definire ogni dettaglio per far funzionare la Tonietta a pennello. Non sopporto i progetti che nascono in una mattina, così come non tollero chi arriva e ti chiede per il giorno dopo un’idea… Ci vuole pensiero, ricerca, lavoro per arrivare a disegnare e realizzare un prodotto. Le uniche ragioni possibili per progettare nascono dal comunicare in modo chiaro una forma e la sedia è la forma più semplice da cui partire. Quattro gambe, un sedile e uno schienale. L’arco pulito della Tonietta, le gambe sottili e robuste. Il sistema di assemblaggio che ricorda quello delle storiche Thonet. Lo sforzo è di avere il massimo di resistenza col minimo impiego di materia.
D. Dopo la Tonietta, lei ha disegnato molti altri mobili e complementi per Zanotta, tutti di grande pulizia formale, funzionalità e impianto tecnologico avanzato. Quale ricorda con più soddisfazione
R. Li ricordo tutti. Il tavolino Ambo, coi piani di cristallo che in realtà sono due tavolini, uno basso e uno alto, che si incastrano a piacere. Il tavolo Dongiovanni, dove le gambe sono congiunte al piano da uno speciale giunto a stella disegnato dal sottoscritto. E poi la sedia Marina, l’appendiabiti Museo, il tavolo Fonte, gli imbottiti Daniele. Non amo fare prodotti per il mercato, mi piace pensare alla bellezza formale e a come renderla possibile razionalizzando la produzione.
D. A quale pubblico pensa quando inventa un mobile?
R. Su quaranta milioni di potenziali acquirenti di arredamento in Italia, credo siano davvero pochi a poter avvicinare oggi il design. E non è solo questione di quoziente d’intelligenza… Il primo approccio dovrebbe essere economico, e l’economia porta all’essenziale. L’ideale per me è il modo di procedere della cultura greca classica. Più che ai bisogni, voglio puntare a difendere il diritto di pensare.
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Dopo i fantastici risultati tra critica e mercato raggiunti con la Tonietta, Enzo Mari ed Eleonora Zanotta (figlia di Aurelio, alla direzione dell’azienda dopo la scomparsa del padre nel 1991) si pongono come nuovo obiettivo quello di costruire un dizionario di oggetti durevoli, misurati nelle forme ed espressamente dedicati a una precisa funzione.
Nasce così Museo un elemento singolo in acciaio verniciato antigraffio, colore nero o bianco, e in rosso per la special edition natalizia.
Attraverso la nuova colorazione si vuole sì pensare ad un oggetto ispirato alla festività, ma anche cogliere l'occasione per ricordare la collaborazione con Enzo Mari.
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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 09 dicembre 2020