Enter the Plastocene è un’installazione interattiva che catapulta lo spettatore in mezzo all’oceano, facendogli prendere coscienza di quanto - passivamente - stiamo inquinando i nostri mari.
Enter the Plastocene è la nuova esperienza immersiva multicanale che sarà visitabile presso il MEET Digital Culture Center di Milano, dal 9 al 27 febbraio. La mostra, curata da Julie Walsh, è firmata dagli artisti Tamiko Thiel (americana, pioniera visionaria nel campo dell'arte e della tecnologia fin dagli anni '80) e /p (dal 1994 sviluppatore leader di progetti multiutente di realtà virtuale e web based) che hanno tradotto l'opera d'arte AR “Entering the Plastocene” in un’esperienza interattiva che cerca di rendere consapevole lo spettatore di uno dei più gravi pericoli per gli ecosistemi oceanici: i rifiuti plastici.
© Francesco Prandoni
© Francesco Prandoni
Circa otto milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono nell'oceano ogni anno. Ovvero, l'equivalente di un camion della spazzatura pieno di plastica viene scaricato nell'oceano a livello globale ogni minuto. Alcuni modelli prevedono che entro il 2050 ci sarà più plastica negli oceani che pesci nel mare. Ad aggravare la situazione in tempi recenti, la pandemia Covid-19 che ha coinvolto il mondo intero. Gli ultimi due anni di emergenza sanitaria hanno fatto sì che nella natura (e più che mai negli oceani) venissero gettate quantità immense di mascherine, guanti e contenitori in plastica monouso (frutto della produzione d’asporto dei ristoranti e della cessazione o la riduzione delle operazioni in molti impianti di riciclaggio).
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Un’opera quindi più che mai attuale, che porta alla ribalta un tema già dibattuto ma ancora poco compreso e considerato nella sua gravità. Enter the Plastocene fa letteralmente immergere lo spettatore nell'oceano, in mezzo ai detriti di plastica che egli stesso vi ha gettato, rendendolo protagonista della storia stessa degli oceani e sensibilizzandolo su quanto ne sia esso stesso il responsabile.
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“Dato che la maggior parte della plastica non può essere riciclata, il contenuto dei nostri bidoni di riciclaggio stracolmi viene spedito nei paesi più poveri del mondo, e spesso viene semplicemente gettato in mare durante il tragitto o alla destinazione finale. I pezzi più grandi finiscono sulle spiagge o galleggiano in superficie nel grande vortice di rifiuti del Pacifico. I pezzi più piccoli e le micro e nano parti degradate si fanno strada dal Polo Nord al Polo Sud, fino ai fondali oceanici di tutto il mondo”, dichiarano gli artisti. “Enter the Plastocene - proseguono - dà un senso di cosa significhi essere circondati da ogni lato dalla spazzatura. I pesci si stanno effettivamente adattando al Plastocene: gli spettatori astuti noteranno che passano avanti e indietro tra la piscina e la plastica”.
© Francesco Prandoni
Una delle proiezioni è un live feed che permette agli spettatori di interagire con i pesci. Dotati di tablet dedicati, possono guidare i banchi di pesci a loro piacimento. Sfortunatamente però, più lo spettatore è attivo nel guidare i pesci, più i pesci stessi si trasformano in rifiuti di plastica, creando così involontariamente nuovi rifiuti oceanici. Il tutto davanti agli occhi degli altri presenti che, proprio come avviene nella realtà, assistono passivamente senza potere intervenire.
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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 09 febbraio 2022