Il ruolo di Milano per il design
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Dal secondo dopoguerra, Milano è divenuta l’indiscusso cuore pulsante del design nazionale e non solo, oltre che punto di riferimento per la sua architettura pioneristica promossa nel periodo della ricostruzione post-bellica da architetti del calibro di Portaluppi, Ponti, Albini, BBPR, Caccia Dominioni, Ignazio Gardella, Mangiarotti, Magistretti etc… Le grandi architetture degli architetti Milanesi di quell’epoca sono state fonte d’ispirazione e di fermento nel mondo degli arredi e design d’autore. Lo spirito della Milano che progetta è sempre vivo e non si è mai spento, anche in questi ultimi anni in cui l’avanguardia tecnologica è divenuta fondamentale, anche grazie alle aziende storiche che non hanno mai smesso di scommettere sull’innovazione.
Showroom espositivo o spazio multifunzionale? come cambia lo spazio commerciale e come avete pensato il vostro spazio espositivo Nilufar Depot rispetto alla galleria di via Spiga?
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Sicuramente sempre più spazio multifunzionale, anche se senza perdere la sua vocazione espositiva. Lo spazio fisico rimane fondamentale per poter creare scenari e ambientazioni nuove, per dare vita a nuovi mondi dell’universo Nilufar, ma ora sempre più si rende necessaria una trasposizione virtuale di tutti i contenuti, sia con obiettivi commerciali che culturali. Nilufar Depot, per la sua ampiezza, si presta certamente ad ospitare situazioni diverse, non solo come contenitore di progetti Nilufar, ma anche a disposizione per eventi esterni. Con la sua anima industriale, è perfetto per mostre installative come quelle di Lina Bo Bardi o di FAR. La galleria di via Spiga invece è più raccolta, intima e ideale per creare ambientazioni domestiche.
Come pensi che il digitale possa supportare l’evento fisico, dal Fuorisalone al lancio di nuovi prodotti durante l’anno in showroom?
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Come dicevo, reputo fondamentale ad oggi costruire una strategia digitale che comprenda tutti gli aspetti e che tocchi trasversalmente i diversi ambiti di business, dal commerciale alla comunicazione, ai social media. Una buona strategia non può più prescindere da questo binomio di virtuale e reale che, se ben calibrati, possono dare origine a nuove esperienze, complete e di forte impatto.
Che ruolo ricoprono i social media nella strategia di comunicazione della vostra galleria?
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Stiamo concentrandoci su Instagram perché, essendo legato indissolubilmente all’immagine, permette di veicolare tutti i nostri contenuti in modo efficace e rapido, dando grandi risultati in termini di branding e anche di visibilità commerciale, pur non avendo Nilufar un e-commerce.
Quali sono i criteri di scelta di nuovi designer da portare in galleria?
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La ricerca e l’innovazione sono sicuramente i criteri principali che mi guidano. Io mi sono sempre interessata al design funzionale ma l’ultima tendenza è quella di dare meno importanza alla funzionalità, focalizzandosi su nuovi processi. Negli ultimi anni sto seguendo parallelamente queste due visioni opposte, in cui il denominatore comune è sempre l’innovazione: da un lato ricerco progetti estremamente funzionali, dall’altro mi interessano nuove narrative e indago progetti più sperimentali e come FAR, Audrey Large e Flavie Audi.
Serie limitata, pezzi unici, ri-edizioni, anche le aziende più importanti del design seguono questo approccio nella presentazione delle nuove collezioni, pensi che sia un trend?
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Credo che negli ultimi anni si cerchi sempre di più una emulazione che non ritengo produttiva. I confini tra design seriale, serie limitata e pezzo unico, nel design contemporaneo sono diventati molto labili e questo non lo ritengo un vantaggio, anzi. Le aziende a mio modo di vedere, non dovrebbero tendere ad assimilarsi alle gallerie, poiché è giusto che questi due mondi restino indipendenti ma intersecanti. L’omologazione, che inizialmente potrebbe essere vista come un vantaggio sul breve periodo, inevitabilmente porta ad un inaridimento ultimo che non permette di trasmettere il giusto valore ai pezzi.
© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 15 giugno 2020