FLUID CRUST SURGERY
Raquel Quevedo crea con Fluid Crust Surgery artefatti distopici. Mescola materiali comuni, come la plastica e la ceramica, per costruire nuova materia che rappresenta la nostra società moderna per i futuri trovatori. Attraverso la scultura, il rendering, la trasformazione della materia in dati e di nuovo in materia, traduce i mondi fisici e virtuali del nostro tempo in materie prime immaginarie. Questi materiali vengono poi ulteriormente modificati iniettando fluidi in una serie di azioni performative e trasformative che lei chiama chirurgia plastica. “Il fluido ci fa mutare, ci tiene insieme e allo stesso tempo ci separa in un movimento circolare”, dice Quevedo.
Le sculture risultanti simboleggiano strutture geologiche oltre il naturale. Incarnano l’impatto materiale, sia analogico che digitale, che gli esseri umani hanno su questo pianeta, trasformando i nostri rifiuti e avanzi in future terre rare. L’opera di Quevedo ci permette quindi di immaginare un mondo post-apocalittico dove questa materia creata viene minata ed estratta.
Fluid Crust Surgery converge tra l’Antropocene e il Post-antropocene, costruendo un dialogo avvincente tra il presente e il futuro.
Il progetto lavora con i concetti di organico, senso del tempo, permeabilità e movimento, riflettendo la mutevolezza dell esistenza. Come uno sciamano che può abitare altri corpi e permetterci di vivere circostanzialmente in corpi diversi,
la materia è qui l’oggetto di intersezione tra lo spazio informatico (tecnologie digitali), i sistemi culturali (linguaggio visivo e scienza) e l’identità multi-spazio.