Designer FRANCESCO MACCAPANI MISSONI

Francesco Maccapani Missoni utilizza i nastri colorati carta e nastri di raso per realizzare delle sue trame policromatiche intrecciate a mano, fissate su telai squadrati e poi laccate a pennello. Dipinti materici che articolano tonalità e sfumature secondo molteplici schemi. Erede di una famiglia del prêt-à-porter italiano intrinsecamente legata al colore, Francesco, nato e cresciuto tra i mitici motivi variopinti a righe e a zigzag, le texture e i “put together” di maglie e tessuti Missoni, ha concepito così un linguaggio pittorico in linea con il suo imprinting almeno quanto del tutto personale. un esercizio di stile che richiede tempo e concentrazione, grande precisione e pazienza. E appare emblematico di un fare sempre più libero da training scolastici e definizioni professionali. 

 

 

Francesco Maccapani Missoni by Giorgio Verzotti 
Nel complesso lavoro di Francesco Maccapani Missoni prima viene il colore, la prima cosa che l’artista fa è dipingere il telaio di legno che gli serve da struttura portante per i suoi intrecci. Il colore è il punto di partenza nel senso che dà il la, come il primo violino di un’orchestra, anzi di più perché il tono cromatico condiziona poi il tono emotivo che il lavoro complessivamente assume, nel lungo tempo della sua realizzazione. Nell’opera finita questo colore “originario” non si mostra, l’osservatore deve voltare il telaio che vedrà pazientemente ed elegantemente elaborato, ma segretamente esso governa l’elaborazione, direziona la sua intensità. Maccapani Missoni adotta strisce di carta colorata di diversa larghezza e le applica al telaio tramite un lungo, attento, minuzioso lavoro di intreccio e di sovrapposizioni, insomma di tessitura, per formare patterns astratti, schemi geometrici, disseminazioni ordinate in una specie di pointillisme geometrizzato che, a prima vista, sembra ordinato al computer e realizzato a macchina. Di questi tempi è impossibile sganciarsi del tutto dall’immaginario tecnologico, per cui è facile interpretare quei quadratini colorati assiepati sulle superfici come il richiamo ai pixel della comunicazione digitale. Invece no, è tutto realizzato a mano: per lunghe ore, l’artista intreccia quelle strisce di carta colorata che alla fine si accendono cromaticamente grazie alla stesura in superficie di resine trasparenti che rendono lucida la carta e appunto esaltano il valore di patchwork cromatico. L’abbiamo detto, il patchwork: per Maccapani Missoni la tradizione della tessitura e soprattutto della coesistenza di mille colori in un solo oggetto è un’eredità che proviene dal nonno Ottavio, un’attitudine e un’inclinazione appresa fin da piccolo, in famiglia. La differenza è che Ottavio Missoni inventava macchinari per ottenere nuovi modi di tessere, per esempio l’andamento del filo a zig-zag, mentre il nipote torna a trama e ordito tradizionali, dove le variazioni dipendono dalla maggiore o minore larghezza delle strisce di carta. In più, abbiamo detto, si dedica a una pratica interamente manuale, che per l’artista vale come una sorta di terapia psicofisica e per lo spettatore come una sorta di stimolo al risveglio dei sensi. In quelle piccole esplosioni di colore infatti c’è sempre esplicata l’immagine di una caos che trova un suo ordine interiore, a volte segreto e sottocutaneo, a volte più esplicito, ma che si esprime sempre con grande forza. Il colore insomma qui svolge il ruolo che l’arte da sempre gli affida, quella di veicolare emotività. Parliamo di un ordine sottocutaneo rilevabile negli intrecci più fluidi che danno origine a textures fatte di tocchi cromatici di diverso valore, dove l’occhio non è portato a con-fondere, a leggere un colore dominante, come appunto nel pointillisme post-impressionista, o nella pittura musiva. L’occhio legge se mai dei ritmi visivi che dinamizzano la superficie con le loro puntuali ripetizioni, oppure coglie effetti quasi optical quando concorrono le relazioni fra il bianco e il nero e la diversa larghezza delle strisce con le loro variazioni cromatiche e dimensionali. Ancora, può leggere semplici linee tratteggiate correre su sfondi monocromi chiari, bianchi, quasi neutri. C’è invece un ordine manifesto quando la tessitura delle strisce genera schemi geometrici che si stagliano sulla superficie istituendo anche un rapporto fra figura e sfondo, come in molta pittura astratta geometrica. Stagliarsi forse non è il verbo più appropriato, perche questi stessi schemi sembrano stare su un bilico, non si saprebbe dire se si stiano costruendo a partire dalla congerie dei segni da cui traggono origine o si stiano invece dissolvendo in essi, sembrano insomma più delle ipotesi di forma che forme definite. Forse è corretto definirle forme in divenire. Del resto tutto il lavoro di Maccapani Missoni è in  divenire nel senso che è una continua sperimentazione. I formati per ora sono contenuti e sempre uguali, quadri di quaranta per quaranta centimetri, ma presto si amplieranno perché in vista ci sono altri materiali da adottare, strisce colorate di raso, più grandi di quelle consuete di carta, cromie di intensità diverse e cosi via. Se il metodo resta fedele a se stesso, i risultati varieranno in base a queste ed altre innovazioni, l’artista è fermamente intenzionato a procedere in questa direzione, un flusso continuo e infinito, prevedibilmente pieno di sorprese.

Nazione: Italy