Designer Antonio Cagianelli
Dopo le "Vanitas", i "Capricci ", dopo i graffiti e i tatuaggi, i geroglifici e le sfingi, dopo le sfere, le piramidi.
È così sintetizzabile il nuovo programma di sviluppo espressivo di Antonio Cagianelli, che – come lo ha definito Pierre Restany – è “un poeta che ha scelto di esprimersi in forma tridimensionale”.
La poetica di Cagianelli, designer attento alle metamorfosi continue della realtà, si riversa nelle sue creazioni tridimensionali sotto forma di mobili, altre volte di gioielli, oggettistica come anche accessori di moda.
Il suo è un discorso che non parla di design o habitat in senso stretto, ma di una personale visione del mondo che le sue creazioni sono volta a volta invitate a rappresentare, una visione in cui passato e futuro sono in diretta comunicazione, dando origine a opere in cui convivono e si fondono in modo analogico e medianico influssi provenienti da mondi arcaici ed echi esoterici con le grida della metropoli contemporanea, il tutto espresso attraverso un linguaggio dai tratti pop e surreali.
Si passa così dalle sue famose sedute "Transvital", plasmate sotto forma di teschio, opere da considerarsi come vere e proprie Vanitas tridimensionali, alle nuove sedute "Sfinge", che irrompono inesorabili nel nuovo paesaggio creativo
del designer con il loro messaggio carico di mistero e di punti di domanda aperti sul nostro destino. In questo contesto si può comprendere l’allusione di Cagianelli ai Capricci, genere pittorico basato appunto su nostalgiche e fantasiose composizioni di elementi di diversi ambiti cronologici: in un presente che non ha più risposte alle nostre domande, si ricerca nel passato un senso e una forza che possano aiutarci a sopravvivere all’apocalisse del mondo contemporaneo.