Intervista al designer Claudio Acquaviva e l’architetto Debora Bordogni, fondatori dello studio di progettazione che dal 2012 opera a 360 gradi dall’ideazione al risultato finale.
Con sede nel cuore della Val Seriana, Officina Magisafi è uno studio di architettura e design fondato nel 2012. A guidarlo sono il designer Claudio Acquaviva e l’architetto Debora Bordogni, che hanno saputo costruire con il territorio un legame inscindibile fatto di scambio di conoscenze con le maestranze locali. Officina Magisafi lavora ad un ampio catalogo di progetti seguiti a 360 gradi, dall’ideazione al risultato finale. Per questo lo studio ha all’attivo una serie di collaborazioni con una rete di maestranze locali selezionate, che custodiscono e rendono attuali know-how grazie all’utilizzo di tecnologie innovative. Nelle parole di Claudio Acquaviva: “Un
Partiamo dall’inizio: com’è organizzato il vostro studio e come sviluppate le idee progetto?
Ogni progetto inizia insieme al cliente, con cui ci confrontiamo per capire il suo modo di immaginare la casa e il proprio spazio. È fondamentale avere chiare le aspettative ed esigenze, così da dare importanza prima di tutto alla funzionalità che poi prende una forma concreta all’interno del progetto. Pensiamo sia importante non anteporre l'estetica alla razionalità, ma puntare invece sull'efficienza e sulla durabilità. Questo è il nostro punto di partenza e, paradossalmente, più limiti abbiamo più le soluzioni diventano interessanti e creano nuovi spunti per il progetto.
Una delle soddisfazioni più grandi è vedere uno spazio invecchiare bene, che cambia con chi lo vive ma mantenendo intatta la qualità. Questo per noi è l'essenza di un progetto, nonché la vera estetica progettuale.
Il concetto di officina richiama una dimensione sperimentale e trasformativa: questi due ingredienti sono parte del vostro DNA?
La ricerca ha sicuramente un ruolo importante ed include ogni aspetto progettuale. Il nostro lavoro è caratterizzato da continue evoluzioni ed è quindi importante avere uno sguardo attento su quanto succede fuori da Officina per poi integrare la ricerca all'interno dei progetti. Il risultato sono lavori in continua evoluzione, in modo concreto e tangibile. Per noi ad esempio un rivestimento non solo deve rispondere a determinate caratteristiche estetiche ma deve essere posato in maniera tecnicamente eccellente, deve essere reperibile, con costi accessibili e durevole nel tempo.
Un altro fattore di questa continua ricerca, forse un po’ nascosto ma fondamentale, è l'elemento Tecnologico. Oltre ai software per il disegno e la progettazione abbiamo creato un sistema gestionale ad hoc che ci consente di avere tutti i lavori sotto controllo e costituisce l'archivio dei cantieri finiti.
Lo studio si trova nel cuore della Val Seriana: che legame avete con il territorio e in che modo si intreccia con il vostro lavoro?
Un legame tangibile. Il nostro lavoro si compone della fase progettuale e di ricerca di cui parlavamo, ma si concretizza nella realizzazione, messa in opera da artigiani e maestranze solo del territorio. Queste sono figure preziose, sono parte integrante di Officina, e portano un sapere concreto che arriva da lontano. La stretta collaborazione, il mescolarsi di idee, il confronto che nasce dal forte rapporto nato con le maestranze porta il progetto a concretizzarsi con una qualità certa e palpabile che altrimenti resterebbe solo sulla carta.
Quali sono le caratteristiche dell’abitare contemporaneo e in che modo immaginate gli spazi del futuro?
È facile immaginare che le componenti tecnologiche e impiantistiche avranno un ruolo di importanza crescente. Crediamo in questo, ma altrettanto pensiamo fortemente che non devono sopraffare, e che la figura del progettista deve essere determinante nell'equilibrio di tutte le componenti.
Gli spazi del futuro partiranno da piante e taglio spazi durevoli nel tempo e legati al genius loci di dove sono, oltre che alle esigenze del committente. Tutto questo per creare la vera estetica dell'abitare.
Bergamo, insieme a Brescia, è stata designata come Capitale italiana della Cultura 2023. Quali sono cinque cose da non perdere per chi visita la città per la prima volta?
Perdersi tra i vicoli della città vecchia o la vista che si gode dalle mura, con scorci sempre diversi, vale la visita. Le Corbusier stesso rimase impressionato da Piazza Vecchia e dai suoi edifici, tanto che dichiarò "non si può più toccare nemmeno una pietra, sarebbe un delitto". Nello specifico meritano assolutamente una visita l’Orto Botanico in Città Alta, i Giardini della Rocca, Piazza Vecchia e Cappella Colleoni, il Monastero di Astino, l’Accademia Carrara e la GAMeC
. Come il vero Bergamasco, la parte vera della Città non sta nell'apparenza ma è riservata a chi vuole realmente conoscerla, come le meravigliose valli che portano ai piedi delle Prealpi Orobie.
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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 23 gennaio 2023