Il progetto di Coima SGR, Covivio e Prada Holding per lo Scalo di Porta Romana prevede la realizzazione di uno studentato da mille posti letto in una città con affitti fuori mercato.
Studiare a Milano: tredici enti universitari, 100mila fuorisede che cercano una sistemazione abitativa
A Milano ci sono tredici enti di formazione universitaria fra pubblico e privato. 207789 persone iscritte, secondo i dati aggiornati a giugno 2021, pubblicati dall’Annuario Statistico Regionale. Di questi, circa 100mila sono fuori sede. L’offerta formativa complessiva degli atenei milanesi è considerata la più completa ed esaustiva del Paese. Come si legge nel Dossier sulla situazione abitativa, pubblicato da SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari) e UDU (Unione degli Universitari) a dicembre 2021, il 19% degli universitari che scelgono di cambiare regione per studiare, si spostano in Lombardia e come prevedibile, proprio nel capoluogo – soltanto in misura minore a Bergamo e Pavia e marginalmente a Brescia, Varese e Como). Quelle centinaia di migliaia di studenti che si nutrono di questa eccellenza educativa, sono un popolo fantasma, perlopiù lasciato a se stesso in una città sempre più inaccessibile e incapace di rispondere alla domanda abitativa. Lo studente medio a Milano nel 2023 con ogni probabilità vive in una casa troppo buia, a seconda della stagione troppo fredda o troppo calda, con troppa gente e senza dubbio troppo cara. È però grato di aver trovato almeno una stanza nella giungla degli affitti milanesi.
A Milano gli affitti sono aumentati del 11,94% in un anno; il progetto dello studentato più grande d’Italia che sorgerà nel Villaggio olimpico dello Scalo di Porta Romana
La criticità della questione si esprime su due fronti: da un lato il tema del Diritto allo Studio Universitario (DSU), legato alle persone che beneficiano di borsa di studio. Per queste persone, le disposizioni regionali prevedono due possibilità: l’ospitalità presso strutture abitative idonee a fornire il servizio o un sussidio mensile, integrato nella borsa di studio, per alloggiare in strutture residenziali pubbliche o private. Dall’altro lato ci sono le persone con un reddito medio, che non rientrano tra i beneficiari di sussidi per l’abitazione e si trovano a dover affrontare i costi dettati dal mercato immobiliare, con un rapporto qualità prezzo che appare sempre più inadeguato. A febbraio 2023, per gli insights di Immobiliare.it il prezzo medio per l’affitto in città è pari a 21,38 euro al mese per metro quadro (con un aumento del 11,94% rispetto a febbraio 2022): se si includono le spese di condominio, l’affitto di una stanza singola viaggia intorno ai 600 euro al mese. Per queste ragioni non stupisce che sia Milano la città del futuro studentato più grande d’Italia. Destino previsto per il Villaggio olimpico dello Scalo di Porta Romana, post 2026. Un progetto di student housing con oltre mille posti letto a prezzo agevolato, che dovrebbe sopperire, almeno in parte, all’ingente richiesta residenziale del mondo studentesco.
Ad oggi tra gli universitari di Milano solo una persona su quattro delle aventi diritto all’alloggio, può beneficiare del posto letto
Benedetto Longobardi Senatore di UNISI, Uniti a Sinistra, lista di rappresentanza studentesca dell’Università Statale di Milano, spiega: «Attualmente i posti riservati al diritto allo studio, presso le nostre residenze universitarie coprono circa un quarto del fabbisogno complessivo: solo una persona su quattro delle aventi diritto all’alloggio, può beneficiare del posto letto. Una residenza nuova, in un luogo così strategico, è quindi potenzialmente una buona opportunità»; e prosegue: «Il punto ora sarà capire quali policy verranno adottate dalle società private, che si sono aggiudicate la realizzazione del progetto, per la gestione dei canoni mensili».
Masterplan Rendering del Villaggio Olimpico nell'ex scalo di Porta Romana a Milano
Coima SGR, Covivio e Prada Holding, e il progetto per il post Villaggio Olimpico: il futuro studentato, gli uffici e il parco di oltre 100mila metri quadrati
Coima SGR, Covivio e Prada Holding sono i tre attori principali del fondo che ha acquisito l’ex-scalo ferroviario per 180 milioni di euro. Ogni soggetto ha un diverso ambito di pertinenza: sarà Coima SGR ad occuparsi del Villaggio olimpico e di conseguenza del futuro studentato. Le abitazioni inizialmente destinate agli atleti, verranno reimpiegate per accogliere gli universitari a partire dall’anno accademico 2026/2027. Covivio svilupperà gli edifici adibiti ad uso ufficio e a Prada Holding spetta la realizzazione del parco adiacente, di oltre 100mila metri quadrati. Il progetto, presentato ormai due anni fa, prevede un articolato ecosistema che include non soltanto abitazioni per studenti, ma anche residenze libere e agevolate, spazi di coworking, aree verdi e orti urbani, nell’ottica di una strutturale integrazione fra città e comunità.
Parco Romana, il progetto del nuovo Scalo di Porta Romana: non un centro avulso alla città, ma un’area integrata al contesto urbano: la rigenerazione urbana e i principi della città dei 15 minuti
Sulla carta viene esplicitamente dichiarato che l’intento del progetto non è quello di creare un centro avulso dal contesto, ma ripristinare il legame di un’area ora in disuso con le infrastrutture, i servizi e le attività preesistenti e già operanti sul territorio. L’obiettivo dovrebbe essere quello di fornire maggiori servizi e aumentare la qualità della vita delle persone, seguendo la via della rigenerazione urbana e i principi della città dei 15 minuti. Secondo quanto riportato nel Programma Integrato di Intervento, le soluzioni abitative destinate agli studenti verranno concesse in locazione a canone moderato. Al momento non sembrano però esserci né maggiori specifiche, né riferimenti ad eventuali partenariati con il Comune e le Università per definire un tetto ai canoni e destinare una quota degli alloggi al DSU.
Foto di Riccardo Gilioli
La Lombardia è l’unica regione senza un ente regionale unico per il Diritto allo Studio
Ivan Zeduri, Senatore di Unione degli Universitari, racconta che «Molte delle criticità dipendono dal fatto che la Lombardia è l’unica regione senza un ente regionale unico per il Diritto allo Studio, come ad esempio ER.GO in Emilia Romagna o DISCO nel Lazio». Zeduri aggiunge: «Dal 2018, quando è stato abolito il CIDIS, tutti i posti in residenza sono stati redistribuiti fra gli enti di formazione universitaria presenti sul territorio, non solo pubblici, ma anche privati. Ad oggi per esempio, l’Università Statale di Milano dispone di mila posti letto, a fronte dei 64mila studenti iscritti, di cui 1400 idonei all’alloggio in DSU, ma non beneficiari a causa della carenza di offerta».
Il progetto MIND e l’accordo dell’Università Statale con Landlease per il prezzo agevolato dei posti letto per gli studenti
Longobardi spiega che a MIND, nell’ex area Expo dove dal 2025 si sposterà il polo scientifico della Statale, l’Università si è accordata con l’ente gestore Landlease per calmierare il prezzo di quattrocento dei 1100 posti letto disponibili nell’area residenziale. In questo modo, chi già beneficia della borsa di studio può accedere alla residenza, pagando soltanto 240 euro al mese. Il timore è che per compensare il prezzo agevolato di quei 400 posti, il canone dei rimanenti salga ulteriormente, rendendo ancora più arduo l’accesso a chi ha un reddito medio. Le difficoltà a coprire le esigenze di chi rientra nella fascia di reddito fino a 24mila euro, pregiudicano eventuali misure e agevolazioni per tutta la fascia di studenti con reddito fino a 40 mila euro, per i quali rivolgersi al mercato privato resta l’unica gravosa soluzione. Secondo Longobardi uno dei rischi legati allo studentato del progetto Parco Romana è legato alla posizione del futuro campus, prossimo all’Università Bocconi, che «potrebbe indurre gli enti gestori a propendere per canoni d’affitto ‘bocconiani’, piuttosto che scendere a compromessi con Comune e Rappresentanza universitaria nell’ottica della tutela al diritto allo studio».
Il campus di Parco Romana è un primo passo, ma per risolvere la questione abitativa legata al diritto allo studio serve ridiscutere il rapporto pubblico-privato
Sempre secondo il Dossier Sunia e UDU del 2021, la Lombardia, tra posti letto nell’ambito del DSU e soluzioni abitative di altro tipo, arriva a quota 13760. Questo vuol dire che più dell’85% degli studenti fuorisede deve rivolgersi a privati, naturalmente a prezzi di mercato. Un problema che riguarda in modo particolare i 100.000 che scelgono Milano, i quali sono già il frutto di una selezione economica: il fattore casa, alle condizioni milanesi, è per forza di cose escludente e costituisce il principale disincentivo per chi vorrebbe scegliere questa città per studiare. Anche nella migliore delle ipotesi quindi, quella in cui gli enti pubblici, Comune e Università, riescano ad aggiudicarsi una porzione dei posti letto da riservare al Diritto allo Studio o a definire politiche concordate per calmierare i prezzi delle stanze, i 1000 posti letto del prossimo studentato più grande d’Italia restano un passo verso la risoluzione, che da solo non può risolvere il problema abitativo per chi studia a Milano. Il tema richiede un approccio di più ampio raggio, che non punti solo sulla costruzione di nuove soluzioni abitative, ma che ridiscuta il rapporto pubblico-privato: sia sul versante degli accordi con le aziende proprietarie di residenze e foresterie, sia in modo più capillare, ripensando le agevolazioni e gli sgravi fiscali per i privati che affittano a studenti. Una città che si erge e viene riconosciuta come luogo dei diritti e delle opportunità, non può non occuparsi strutturalmente della situazione abitativa degli studenti. Non farlo equivale infatti a compromettere di fatto l’equità nell’accesso alla formazione universitaria, rendendo impervia una delle principali vie di mobilità sociale.
Foto di Riccardo Gilioli
Studiare a Milano: tredici enti universitari, 100mila fuorisede che cercano una sistemazione abitativa
A Milano ci sono tredici enti di formazione universitaria fra pubblico e privato. 207789 persone iscritte, secondo i dati aggiornati a giugno 2021, pubblicati dall’Annuario Statistico Regionale. Di questi, circa 100mila sono fuori sede. L’offerta formativa complessiva degli atenei milanesi è considerata la più completa ed esaustiva del Paese. Come si legge nel Dossier sulla situazione abitativa, pubblicato da SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari) e UDU (Unione degli Universitari) a dicembre 2021, il 19% degli universitari che scelgono di cambiare regione per studiare, si spostano in Lombardia e come prevedibile, proprio nel capoluogo – soltanto in misura minore a Bergamo e Pavia e marginalmente a Brescia, Varese e Como). Quelle centinaia di migliaia di studenti che si nutrono di questa eccellenza educativa, sono un popolo fantasma, perlopiù lasciato a se stesso in una città sempre più inaccessibile e incapace di rispondere alla domanda abitativa. Lo studente medio a Milano nel 2023 con ogni probabilità vive in una casa troppo buia, a seconda della stagione troppo fredda o troppo calda, con troppa gente e senza dubbio troppo cara. È però grato di aver trovato almeno una stanza nella giungla degli affitti milanesi.
A Milano gli affitti sono aumentati del 11,94% in un anno; il progetto dello studentato più grande d’Italia che sorgerà nel Villaggio olimpico dello Scalo di Porta Romana
La criticità della questione si esprime su due fronti: da un lato il tema del Diritto allo Studio Universitario (DSU), legato alle persone che beneficiano di borsa di studio. Per queste persone, le disposizioni regionali prevedono due possibilità: l’ospitalità presso strutture abitative idonee a fornire il servizio o un sussidio mensile, integrato nella borsa di studio, per alloggiare in strutture residenziali pubbliche o private. Dall’altro lato ci sono le persone con un reddito medio, che non rientrano tra i beneficiari di sussidi per l’abitazione e si trovano a dover affrontare i costi dettati dal mercato immobiliare, con un rapporto qualità prezzo che appare sempre più inadeguato. A febbraio 2023, per gli insights di Immobiliare.it il prezzo medio per l’affitto in città è pari a 21,38 euro al mese per metro quadro (con un aumento del 11,94% rispetto a febbraio 2022): se si includono le spese di condominio, l’affitto di una stanza singola viaggia intorno ai 600 euro al mese. Per queste ragioni non stupisce che sia Milano la città del futuro studentato più grande d’Italia. Destino previsto per il Villaggio olimpico dello Scalo di Porta Romana, post 2026. Un progetto di student housing con oltre mille posti letto a prezzo agevolato, che dovrebbe sopperire, almeno in parte, all’ingente richiesta residenziale del mondo studentesco.
Ad oggi tra gli universitari di Milano solo una persona su quattro delle aventi diritto all’alloggio, può beneficiare del posto letto
Benedetto Longobardi Senatore di UNISI, Uniti a Sinistra, lista di rappresentanza studentesca dell’Università Statale di Milano, spiega: «Attualmente i posti riservati al diritto allo studio, presso le nostre residenze universitarie coprono circa un quarto del fabbisogno complessivo: solo una persona su quattro delle aventi diritto all’alloggio, può beneficiare del posto letto. Una residenza nuova, in un luogo così strategico, è quindi potenzialmente una buona opportunità»; e prosegue: «Il punto ora sarà capire quali policy verranno adottate dalle società private, che si sono aggiudicate la realizzazione del progetto, per la gestione dei canoni mensili».
Coima SGR, Covivio e Prada Holding, e il progetto per il post Villaggio Olimpico: il futuro studentato, gli uffici e il parco di oltre 100mila metri quadrati
Coima SGR, Covivio e Prada Holding sono i tre attori principali del fondo che ha acquisito l’ex-scalo ferroviario per 180 milioni di euro. Ogni soggetto ha un diverso ambito di pertinenza: sarà Coima SGR ad occuparsi del Villaggio olimpico e di conseguenza del futuro studentato. Le abitazioni inizialmente destinate agli atleti, verranno reimpiegate per accogliere gli universitari a partire dall’anno accademico 2026/2027. Covivio svilupperà gli edifici adibiti ad uso ufficio e a Prada Holding spetta la realizzazione del parco adiacente, di oltre 100mila metri quadrati. Il progetto, presentato ormai due anni fa, prevede un articolato ecosistema che include non soltanto abitazioni per studenti, ma anche residenze libere e agevolate, spazi di coworking, aree verdi e orti urbani, nell’ottica di una strutturale integrazione fra città e comunità.
Parco Romana, il progetto del nuovo Scalo di Porta Romana: non un centro avulso alla città, ma un’area integrata al contesto urbano: la rigenerazione urbana e i principi della città dei 15 minuti
Sulla carta viene esplicitamente dichiarato che l’intento del progetto non è quello di creare un centro avulso dal contesto, ma ripristinare il legame di un’area ora in disuso con le infrastrutture, i servizi e le attività preesistenti e già operanti sul territorio. L’obiettivo dovrebbe essere quello di fornire maggiori servizi e aumentare la qualità della vita delle persone, seguendo la via della rigenerazione urbana e i principi della città dei 15 minuti. Secondo quanto riportato nel Programma Integrato di Intervento, le soluzioni abitative destinate agli studenti verranno concesse in locazione a canone moderato. Al momento non sembrano però esserci né maggiori specifiche, né riferimenti ad eventuali partenariati con il Comune e le Università per definire un tetto ai canoni e destinare una quota degli alloggi al DSU.
La Lombardia è l’unica regione senza un ente regionale unico per il Diritto allo Studio
Ivan Zeduri, Senatore di Unione degli Universitari, racconta che «Molte delle criticità dipendono dal fatto che la Lombardia è l’unica regione senza un ente regionale unico per il Diritto allo Studio, come ad esempio ER.GO in Emilia Romagna o DISCO nel Lazio». Zeduri aggiunge: «Dal 2018, quando è stato abolito il CIDIS, tutti i posti in residenza sono stati redistribuiti fra gli enti di formazione universitaria presenti sul territorio, non solo pubblici, ma anche privati. Ad oggi per esempio, l’Università Statale di Milano dispone di mila posti letto, a fronte dei 64mila studenti iscritti, di cui 1400 idonei all’alloggio in DSU, ma non beneficiari a causa della carenza di offerta».
Il progetto MIND e l’accordo dell’Università Statale con Landlease per il prezzo agevolato dei posti letto per gli studenti
Longobardi spiega che a MIND, nell’ex area Expo dove dal 2025 si sposterà il polo scientifico della Statale, l’Università si è accordata con l’ente gestore Landlease per calmierare il prezzo di quattrocento dei 1100 posti letto disponibili nell’area residenziale. In questo modo, chi già beneficia della borsa di studio può accedere alla residenza, pagando soltanto 240 euro al mese. Il timore è che per compensare il prezzo agevolato di quei 400 posti, il canone dei rimanenti salga ulteriormente, rendendo ancora più arduo l’accesso a chi ha un reddito medio. Le difficoltà a coprire le esigenze di chi rientra nella fascia di reddito fino a 24mila euro, pregiudicano eventuali misure e agevolazioni per tutta la fascia di studenti con reddito fino a 40 mila euro, per i quali rivolgersi al mercato privato resta l’unica gravosa soluzione. Secondo Longobardi uno dei rischi legati allo studentato del progetto Parco Romana è legato alla posizione del futuro campus, prossimo all’Università Bocconi, che «potrebbe indurre gli enti gestori a propendere per canoni d’affitto ‘bocconiani’, piuttosto che scendere a compromessi con Comune e Rappresentanza universitaria nell’ottica della tutela al diritto allo studio».
Il campus di Parco Romana è un primo passo, ma per risolvere la questione abitativa legata al diritto allo studio serve ridiscutere il rapporto pubblico-privato
Sempre secondo il Dossier Sunia e UDU del 2021, la Lombardia, tra posti letto nell’ambito del DSU e soluzioni abitative di altro tipo, arriva a quota 13760. Questo vuol dire che più dell’85% degli studenti fuorisede deve rivolgersi a privati, naturalmente a prezzi di mercato. Un problema che riguarda in modo particolare i 100.000 che scelgono Milano, i quali sono già il frutto di una selezione economica: il fattore casa, alle condizioni milanesi, è per forza di cose escludente e costituisce il principale disincentivo per chi vorrebbe scegliere questa città per studiare. Anche nella migliore delle ipotesi quindi, quella in cui gli enti pubblici, Comune e Università, riescano ad aggiudicarsi una porzione dei posti letto da riservare al Diritto allo Studio o a definire politiche concordate per calmierare i prezzi delle stanze, i 1000 posti letto del prossimo studentato più grande d’Italia restano un passo verso la risoluzione, che da solo non può risolvere il problema abitativo per chi studia a Milano. Il tema richiede un approccio di più ampio raggio, che non punti solo sulla costruzione di nuove soluzioni abitative, ma che ridiscuta il rapporto pubblico-privato: sia sul versante degli accordi con le aziende proprietarie di residenze e foresterie, sia in modo più capillare, ripensando le agevolazioni e gli sgravi fiscali per i privati che affittano a studenti. Una città che si erge e viene riconosciuta come luogo dei diritti e delle opportunità, non può non occuparsi strutturalmente della situazione abitativa degli studenti. Non farlo equivale infatti a compromettere di fatto l’equità nell’accesso alla formazione universitaria, rendendo impervia una delle principali vie di mobilità sociale.
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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 31 marzo 2023