Si intitola “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” e porta a Venezia le istanze di una nuova generazione di progettisti under 40.
Sabato 20 maggio prende il via la 18. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, che quest’anno accende i riflettori per la prima volta i riflettori sull’Africa e sulla sua diaspora, con la curatela di Lesley Lokko.
“Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” è il titolo del Padiglione Italia promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della cultura e curato da Fosbury Architecture, il collettivo composto da Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi. Il termine “Spaziale” si riferisce a un concetto più ampio dell’architettura: intervenire nello spazio significa operare su quel tessuto di relazioni tra persone e luoghi che è alla base di ogni progetto.
Il progetto occupa gli spazi delle Tese delle Vergini, all'Arsenale, portando le istanze di una nuova generazione di progettisti under 40: nove interventi site-specific realizzati in altrettanti luoghi dell'Italia realizzati da gruppi di progettisti e altrettanti advisor, professionisti provenienti da diversi campi delle industrie creative, per un totale di circa 50 persone con età media di 33 anni. Il Padiglione Italia nasce con l’obiettivo di superare il concetto tradizionale di mostra, diventando “un attivatore di azioni concrete a beneficio di territori e comunità locali”. Per farlo una parte consistente dei fondi pubblici destinati al Padiglione è stata utilizzata per innescare nuovi processi o potenziare progetti esistenti.
A Taranto la convivenza con il disastro viene raccontata sui tetti della città dal collettivo Post Disaster in dialogo con Silvia Calderoni e Ilenia Caleo. Nella Baia di Ieranto, oasi naturalistica del FAI nei pressi di Napoli, gli architetti BB – Alessandro Bava e Fabrizio Ballabio – con Terraforma Festival mettono in scena la riconciliazione con l’ambiente. A Trieste la coesistenza multiculturale viene analizzata lungo il confine italo-sloveno da Giuditta Vendrame con Ana Shametaj. A Ripa Teatina, in provincia di Chieti, gli HPO con Claudia Durastanti coinvolgono la comunità nel recupero del patrimonio incompiuto. Nella terraferma veneziana, tra Mestre e Marghera, i Parasite 2.0 con Elia Fornari affrontano il tema dell’inclusione sociale lavorando sulla democratizzazione delle attività ricreative. A Cabras, nel Montiferru in Sardegna, il gruppo Lemonot lavora con Roberto Flore sulla transizione alimentare. A Librino, quartiere di Catania, Studio Ossidiana collabora con Adelita Husni Bey a un progetto di rigenerazione delle periferie. A Belmonte Calabro, a rappresentare le aree interne italiane, il collettivo Orizzontale con Bruno Zamborlin si interroga sul superamento del divario digitale. Infine, nella piana fra Prato e Pistoia, i progettisti (ab)Normal e CAPTCHA in collaborazione con Emilio Vavarella investigano i limiti della tutela del paesaggio e della sua riproducibilità.
Il catalogo di “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” è a cura di Fosbury Architecture, edito da Humboldt Books.
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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 19 maggio 2023