Intervista a Ruggero Pietromarchi, curatore e fondatore del festival che coniuga sperimentazione artistica e sostenibilità ambientale. Dal 9 all’11 giugno negli spazi di Villa Arconati, a due passi da Milano.
Sperimentazione, multidisciplinarietà, innovazione, sostenibilità ambientale. Sono gli ingredienti che definiscono il DNA di Terraforma, festival internazionale che ogni anno si tiene a mezz’ora da Milano negli spazi di Villa Arconati, una delle storiche ville del Parco delle Groane, nella frazione di Castellazzo di Bollate. L’identità visiva di Terraforma, ogni anno rinnovata, per l’edizione 2023 è stata affidata al fotografo colombiano Jim C. Nedd: corpi che dai fanghi del vulcano El Totumo in Colombia evocano insieme mitologia Mud Parade di Rio de Janeiro ed euforia collettiva di Re Nudo e Woodstock. Accanto alla musica, l’architettura è protagonista con Bucky Dome, progetto realizzato dallo studio milanese Salottobuono: una cupola geodetica con diametro 12 metri e altezza 5 metri ispirata al celebre dome dell’architetto Bengt Carling e dal Moderna Museet di Stoccolma nel 1971. Abbiamo raggiunto Ruggero Pietromarchi, curatore e fondatore del festival, per conoscere tutti i dettagli.
Terraforma è un’esperienza immersiva dove la dimensione sperimentale è protagonista, tra workshop, laboratori e performance degli artisti. Come si è evoluto il progetto nel corso di questi anni?
Dal primo anno i punti fermi del festival Terraforma sono la proposta musicale sperimentale e la sua interazione con i luoghi e gli spazi che lo accolgono, unite all’attenzione a tematiche legate alla sostenibilità, ambientale e culturale. L’intenzione era ed è quella di far interagire la musica con i luoghi. Oggi Terraforma è un vero e proprio laboratorio di sostenibilità e di attività culturali intersettoriali, che mira a connettere le comunità locali e internazionali con il panorama musicale sperimentale all'interno di un’architettura immersa nella natura. La nostra lineup, con nomi quali Beatrice Dillon, Thomas Ankersmit, The Masters Musicians of Jajouka, vuole offrire un’esperienza di ascolto inedita e curata attentamente, forse distante dai trend ma che permetta di godere di un’esperienza di ascolto e condivisione totale. La terraformazione è infatti il processo teorico in cui la vita su un pianeta diventa possibile attraverso la creazione di un'atmosfera. Terraforma è un manifesto ispirato alla nostra convinzione che nuove dimensioni possano essere “terraformate”. La nuova edizione del festival si focalizzerà proprio su alcuni valori fondanti del festival: i concetti di orizzontalità e inclusione e la dimensione collaborativa e partecipativa, esperienze di cui la musica sarà catalizzatrice.
Alpha Stage, Terraforma Festival 2019
E quali sono invece i suoi punti fermi?
Un punto fermo del festival Terraforma è sicuramente la volontà di creare uno spazio di sperimentazione, intesa come motore di costante ricerca e sviluppo. L’incontro tra i luoghi della Villa e la nostra proposta musicale e culturale vuole dare vita a uno spazio per una community internazionale, che negli anni ha continuato a crescere e sostenere il festival.
Il festival si svolge alle porte di Milano, negli spazi di Villa Arconati. Che legame si è instaurato negli anni con questo luogo?
Nel corso degli anni il festival Terraforma ha permesso di dare il via a processi rigenerativi e di riqualificazione della Villa. Quando per la prima volta siamo entrati in Villa Arconati il luogo e le sue potenzialità erano in una fase embrionale. Insieme siamo cresciuti, grazie anche allo speciale rapporto con Fondazione Augusto Rancilio. Con la Fondazione e altri partner fin dall’inizio abbiamo costruito un programma di interventi di restauro e riqualificazione ambientale dello storico giardino della Villa. Grazie a Terraforma, pensare all’allestimento del parco architettonico è stato immediato, innanzitutto in termini di concretezza del progetto e di fattibilità. L’obbiettivo era bonificare e allestire degli spazi per una community in (terra)formazione che potesse continuare a goderne nel corso degli anni.
Musica, architettura e ambiente confluiscono durante Terraforma. Quanto sono importanti queste tre dimensioni per il DNA del progetto?
La musica resta l’elemento centrale del festival Terraforma, e quest’anno abbiamo voluto spingere la lineup all’estremo della sperimentazione. Per esempio, ho già nominato i Master Musicians of Jajouka, un gruppo leggendario proveniente da Jajouka, un villaggio del Marocco settentrionale, che si esibiranno live sabato 10 giugno. Nell’iconico labirinto di Terraforma, Thomas Ankersmit presenterà un progetto unico per celebrare il 50° anniversario del sintetizzatore Serge Modular, e Nkisi si esibirà nel suo nuovo show "Invisible Gestures", ispirato alla sua ricerca sulle antiche tradizioni congolesi.
Terraformers, foto di Leonardo Scotti
Accanto all’offerta musicale, quest’anno Terraforma torna a proporre un programma di panel, talk e workshop con ospiti della scena artistica internazionale.
Tramite le attività di workshops, panel e talk proposte, il festival vuole offrire al pubblico un’ulteriore occasione di partecipazione, confronto e condivisione, affiancando alla proposta musicale un programma di attività che esplorino tematiche legate alla musica, la sostenibilità culturale e ambientale, l’architettura. Il programma di panel e workshops si svolgerà all’interno di una nuova struttura temporanea geodetica, un Dome ispirato alla cupola geodetica che gli artisti Don e Moki Cherry crearono nel 1971 all'interno del Modern Museet di Stoccolma, in cui vissero per quasi tre mesi. Terraforma ricreerà l'iconico Dome, che rappresenterà un importante spazio di aggregazione e arricchirà il paesaggio della Villa per le future edizioni del festival.
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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 06 giugno 2023