“Una mostra dentro una mostra” realizzata attraverso dieci ambienti site-specific che affrontano il tema della casa e dell’abitare. Fino al 10 settembre.
“Home Sweet Home” è la mostra presentata da Triennale Milano in occasione del suo centenario, curata da Nina Bassoli, curatrice per Architettura, rigenerazione urbana e città di Triennale. Il tema della casa e, per esteso, dell’abitare è il file rouge dell’intera esposizione che intende presentare l’architettura come disciplina in grado di parlare a tutti, ristabilendo una relazione diretta tra la progettazione e i bisogni più autentici dell’uomo.
“Intima e universale al tempo stesso, la casa è stata l’oggetto di indagine più sensibile ai cambiamenti culturali, politici e sociali, che, fin dalle prime Esposizioni Internazionali, si sono materializzati in sperimentazioni audaci in grado di veicolare nuovi linguaggi, nuove aspirazioni etiche e nuovi programmi per l’architettura”, spiega Nina Bassoli.
Urban K-Type, MAIO
La mostra “Home Sweet Home” si compone di dieci ambienti site-specific progettati da studi di architettura, gruppi e centri di ricerca internazionali, che raccontano tutte le più importanti trasformazioni che hanno coinvolto la sfera domestica avvenute negli ultimi cento anni. L’intero percorso espositivo è infatti frutto di ricerche di carattere sociologico, scientifico, storico, artistico e politico. Dall’evoluzione del concetto di “ruolo di genere” a quella del rapporto tra natura e spazio domestico, fino alla sempre maggiore influenza che la tecnologia ha esercitato sul modo di vivere gli spazi, tanto quelli privati quanto quelli pubblici.
“Affrontare temi quali casa e lavoro, maschile e femminile, produzione e riproduzione, spazio pubblico e spazio privato è diventato imprescindibile per una seria e attenta riflessione sulla progettazione dell’ambiente domestico, che non può non partire da un’attenzione costante all’accessibilità delle informazioni e all’inclusività”, afferma Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano.
Ogni ambiente site-specific si propone come una mostra nella mostra, presentando linguaggi e caratteristiche autonome.
Il gruppo di ricerca Sex & the City partecipa con un’installazione intitolata “Caro, bastava chiedere”, affrontando il tema della cura e della stigmatizzazione di genere. Mentre MAIO con “Urban K-Type” presenta i frutti di una lunga ricerca sul ruolo politico della cucina, luogo che può rappresentare tanto l’emarginazione, quanto la condivisione e l'emancipazione. “L’Architettura della longhouse” di DOGMA riflette sulla separazione tra pubblico e privato, vita, lavoro e rito, come costruzioni e concetti nati recentemente e da non considerare scontati. Ad affrontare invece il tema della condivisione, è Assemble Studio con il progetto “Assemble Loves Food”, una tavolata di venti coperti che vuole rappresentare il valore pragmatico, urbanistico e politico del vivere e costruire insieme.
Il parlamento delle piante d’appartamento, Céline Baumann
La paesaggista Céline Baumann affronta il tema della cura domestica ed indaga il ruolo rappresentato dalla natura all'interno degli spazi domestici, con l’installazione “Il parlamento delle piante d’appartamento.” Con un’opera quasi teatrale, “La gabbia degli orsi. Un diorama per esseri umani”, Matilde Cassani riflette sulla possibilità di addomesticare gli spazi aperti. Ad affrontare il ruolo sociale dell’architettura, poi, è Il Canadian Center for Architecture che presenta “A Section of Now”, un invito a riflettere su come l’architettura sia uno strumento a supporto dei repentini e profondi cambiamenti della società moderna, i quali contribuiscono ad alimentare il sentimento di instabilità. L’installazione “Life Span”, invece, presenta i disegni realizzati da Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, artista che concepisce ogni progetto come un’opera di restauro e reinterpretazione di condizioni preesistenti. A concludere il percorso espositivo è “Trasformare, non demolire”, l'opera di Lacaton & Vassal che si propone come manifesto a favore della sostenibilità e della circolarità.
Trasformare, non demolire, Lacaton & Vassal
L’intero allestimento di “Home Sweet Home” è curato da Captcha Architecture, realizzato attraverso il recupero e il restyling di vecchi allestimenti conservati nei magazzini della Triennale, a rappresetare, ancora una volta, i cento anni di storia dell’istituzione.
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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 20 luglio 2023