Auto-riparante, ecosostenibile ed economico: ecco il calcestruzzo di ultima generazione sviluppato dalla startup italiana DMAT.
Sopravvissuto al tempo e alle intemperie di diciotto secoli, il segreto della resistenza del Pantheon di Roma risiede nella “ricetta” del suo calcestruzzo. A scoprire i segreti di questa straordinaria longevità è stato Admir Masic, professore di Ingegneria Ambientale del MIT - Massachusetts Institute of Technology, ben più di 1900 anni dopo la costruzione di quell’incredibile tempio romano.
Ex profugo bosniaco, Admir Masic scopre la passione per la chimica nei campi profughi di Fiume, e il proprio talento lo conduce, anni dopo, all'Università di Torino dove si laurea in Chimica con 110 e lode.
Nel 2017, con un team di collaboratori del MIT, Masic intraprende le ricerche volte allo studio del calcestruzzo utilizzato dagli antichi romani. Un anno dopo, nel 2018, si unisce allo studio Paolo Sabatini, imprenditore italiano conosciuto da Masic ad una cena a Boston, entusiasta del progetto condotto dal professore. Insieme fondano DMAT, start-up italiana deeptech impegnata nello sviluppo di soluzioni edili sostenibili, eque e convenienti.
Proprio quest’anno, la rivista scientifica americana Science Advances ha validato e pubblicato i risultati dello studio condotto da DMAT, con un articolo dal titolo “Miscelazione a caldo: Approfondimenti meccanici sulla durabilità del calcestruzzo romano antico”.
L’hot mixing è infatti il segreto intrinseco nel calcestruzzo del Pantheon. Si tratta di un processo che utilizza l’acqua, nemica del calcestruzzo moderno, come agente che permette la riparazione delle fratture che si creano col tempo nella struttura.
“Consiste nell’aggiungere alla miscela di calcestruzzo anche calce viva, che reagendo con l’acqua riscalda la miscela. Questo procedimento porta alla formazione di “granelli” di calce, che poi permettono l’autoriparazione”, spiega Masic.
I granelli di calce che si vengono a creare nel calcestruzzo durante il processo di presa, si sciolgono a contatto con l’acqua infiltratasi nelle fessure. Gli ioni di calcio rilasciati durante questo processo si ricristallizzano permettendo l’autoriparazione delle crepe.
Tecnologia autoriparante. Iconografia di DMAT
Longevità e resilienza non sono le uniche caratteristiche a rendere il calcestruzzo DMAT notevolmente vantaggioso rispetto a quello moderno. L’abbattimento del costo di produzione è un altro elemento fondamentale, la tecnologia sviluppata da DMAT, infatti, permette un risparmio economico pari al 50%.
Inoltre, inserendosi in una filiera industriale responsabile dell’8% delle emissioni globali di CO2, DMAT abbraccia il movimento di conversione alla sostenibilità, introducendo nel mercato un calcestruzzo che taglia del 20% le emissioni di CO2.
“Anche nel settore dell'edilizia e delle infrastrutture l’attenzione alle tematiche legate alla sostenibilità è sempre maggiore, tuttavia spesso nel mondo delle costruzioni questo approccio si accompagna a un costo eccessivo. Noi di Dmat, per la prima volta, rendiamo accessibile a tutti una tecnologia ad alto impatto green", spiega Sabatini. Quello che DMAT venderà, infatti, non sarà il prodotto impacchettato, ma la tecnologia da loro brevettata.
"Stiamo lavorando ai primi casi di applicazione dei nostri prodotti e finalizzando diverse partnership strategiche in Italia, Francia e negli Stati Uniti", continua Sabatini.
Al momento, D-Lime e D-Green sono i primi calcestruzzi di ultima generazione firmati DMAT, due prodotti che stanno già portando la startup italiana a definire collaborazioni con importanti player del settore,
Tag: Design
© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 19 settembre 2023