La struttura progettata da EX. sulle Alta Valle Susa è un’interferenza discreta nel paesaggio alpino, in dialogo architettonico con agenti atmosferici e ambiente estremo.
Il loro precedente lavoro in alta quota aveva ribaltato i canoni estetici dell’architettura “estrema”: il bivacco Corradini, che Andrea Cassi e Michele Versaci avevano firmato nel 2019, era un prismatico canocchiale nero che si stagliava sulla neve. Così, il secondo lavoro di EX. - studio di ricerca e progettazione che lavora all’intersezione tra arte, paesaggio, tecnologia e architettura fondato da Cassi e Versaci - è un bivacco a 2.850 m.s.l.m. costruito alla memoria di Stefano Berrone, il Pinwheel Shelter.
©️ EX.
L’architettura del Pinweel Shelter è una sorta di tenda rigida la cui struttura prefabbricata e reversibile in legno e alluminio è pensata come un origami. L’intervento si trova in Alta Valle di Susa, nel vallone del Seguret, tra i comuni di Oulx e Bardonecchia ed è stato installato sul ghiaione alla base del lungo pendio che porta alla cima del Vallonetto, montagna parte del massiccio degli Ambin. Qui il bivacco si presenta come un’interferenza discreta nel paesaggio alpino: il colore chiaro e la forma costituita da due prismi a base triangolare intersecati - un po’, in effetti, “ad Alpe” - entrano in un dialogo armonioso con la morfologia e le tinte della montagna. Questa particolare forma sfaccettata è stata progettata a partire dallo studio dell’esposizione e della direzione del vento, per aggiungere a questo dialogo anche il confronto e il compromesso con i potenti agenti atmosferici che caratterizzano questo ambiente estremo.
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Il bivacco Berrone, oltre a offrire riparo ad alpinisti ed escursionisti, è un ulteriore passo nel percorso di ricerca di EX., indagando la relazione tra un manufatto artificiale e l’ambiente naturale in cui è calato, attraverso la progettazione del suo impatto nel corso del tempo e della sua relazione con le condizioni ambientali.
Infatti, l’installazione di un nuovo bivacco d’emergenza nella valle tra la cresta del monte Seguret e la dorsale verso la Valfredda aggiunge un posto tappa utile a percorsi d’alta quota, in una zona con frequenti fenomeni temporaleschi e con repentine variazioni metereologiche, rispondendo così a logiche di pianificazione territoriale indispensabili per la progettazione di bivacchi di supporto ed emergenza, definita con il coinvolgimento degli enti locali.
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Il progetto è stato sviluppato secondo tre principi chiave. La struttura è composta da un guscio di pannelli in CLT (Cross Laminated Timber) appoggiato su una base di acciaio, rendendo quest’architettura reversibile e leggera. In secondo luogo l’inserimento del manufatto nell’ambiente alpino e la sua relazione con i colori e le forme che caratterizzano il vallone hanno portato alla definizione di un dispositivo spaziale che permette una fruizione del paesaggio a 360° gradi, attraverso le quattro aperture ricavate grazie alla geometria sfaccettata della copertura. L’involucro in alluminio definisce un’architettura “atmosferica”, capace di dialogare con la luce e con le tonalità delle rocce e dei pendii circostanti. Infine, l’organizzazione radiale dell’edificio definisce la posizione degli 8-10 posti letto intorno a un vano centrale - simbolicamente il focolare di questa piccola struttura - secondo proporzioni che richiamano quelle di un tatami. L’altezza interna ridotta e la copertura spiovente mettono gli alpinisti in una condizione simile a quella dell’interno di una tenda. I fruitori non possono entrare in piedi all’interno del bivacco ma devono forzatamente abbassarsi e restare seduti o in ginocchio sulla grande piattaforma in legno di larice. Il punto più alto della struttura, infatti è di 2,80 metri, corrispondente al vertice della copertura verso l’esterno.