Il MA*GA di Gallarate inaugura due mostre, distinte ma complementari, che renderanno il design protagonista del museo per i prossimi cinque mesi. Un excursus dagli anni ‘50 alle nuove generazioni di designer.
Fondato nel 1966, il MA*GA è uno dei più importanti musei d'arte contemporanea in Italia, situato a Gallarate, città finalista per il prestigioso titolo di Capitale italiana dell'Arte Contemporanea 2026.
Questo autunno, il museo ha inaugurato due mostre che mettono il design al centro della scena, facendone il protagonista assoluto dei prossimi mesi. Si tratta di due percorsi espositivi distinti, ma legati dall'allestimento curato dal trio Parasite 2.0, che ha trasformato l'intero museo in un vero e proprio cantiere: impalcature e pavimenti flottanti sostengono le opere e suddividono gli spazi, dando al MA*GA un aspetto in continua evoluzione, come se potesse essere nuovamente rivoluzionato in qualsiasi momento.
Questa scelta riflette perfettamente la cifra stilistica del trio, il cui lavoro si concentra sulla rappresentazione della contemporaneità, vista come una realtà in perenne cambiamento, proprio come un cantiere sempre in costruzione.
Dal 13 ottobre 2024 al 2 marzo 2025, il MA*GA ospiterà, dunque, ARTE E DESIGN.
DESIGN È ARTE e HYPERDESIGN. XXVII edizione del Premio Gallarate. Insieme, queste due mostre, raccontano l'evoluzione del design italiano, dagli anni '50 fino alle nuove generazioni di designer destinate a interpretare il futuro.
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Arte e design. Design è arte
Nata da un'idea visionaria di Philippe Daverio quindici anni fa, la mostra celebra l'eccellenza del design italiano dal 1950 fino agli anni 2000. Curata da Emma Zanella, Vittoria Broggini e Alessandro Castiglioni, l'esposizione mette in dialogo arte e design, sfumando ulteriormente un confine che diventa sempre più sottile. In Arte e design. Design è arte, il design viene esplorato come un fenomeno complesso e, come definito dallo stesso Daverio, "ambiguo". Esso risponde infatti a istanze culturali, economiche e sociologiche, intrecciandosi con questioni autoriali ed estetiche, in un'interazione unica e irripetibile.
Diviso in cinque sezioni, il percorso espositivo dedica ogni spazio a un decennio differente contraddistinto da un titolo ironico e affine allo spirito di Philippe Daverio.
La prima sezione, dal titolo Si riparte, è dedicata alle icone di design nate negli anni appena successivi al termine della Seconda Guerra Mondiale, prodotti dalle forme appuntite, spigolose e dure ai quali, negli anni ‘50, rispondono oggetti dalle forme più libere, un equilibrio tra rigore e organicità.
A sinistra: Antonia-Campi-Portaombrelli-C33-Societa-Ceramica-Italiana-Laveno-1951-Collezione-MAGA-1281x1920
A destra: Atanasio-Soldati-Ambiguita-1951-Collezione-MA_GA-1281x1920
Quando i salotti erano bianchi, invece, è la sezione che analizza il periodo del boom economico che vede la casa trasformarsi in uno spazio in cui rappresentarsi. Forme essenziali e sinuose trovano assonanza con l’eleganza astratta e spazialista dell’arte coeva. Contemporaneamente la produzione industriale si inserisce nel panorama attraverso l’introduzione di nuovi materiali che danno vita a oggetti facilmente accessibili e le opere d’arte rispondono di conseguenza.
La terza sezione, Dalle libertà personali alle libertà politiche, esamina l’affermarsi del Design Radicale, una tendenza che vede il rifiuto dei processi e metodi tradizionali. Negli anni ‘60 si introduce, dunque, un nuovo modo di guardare e di interpretare gli oggetti; similmente, i collettivi femministi iniziano a portare, insieme all’arte concettuale, nuove istanze politiche all’interno della pratica artistica contemporanea.
Arriviamo, quindi, a Gli anni di piombo; crisi economica ed energetica, difficoltà politiche e tensioni, influenzano i processi creativi, portando i designer a riflettere e a sviluppare un linguaggio più essenziale. Nasce il metodo di progettazione democratica accessibile a tutti. In questo contesto si diffondono nella pratica creativa anche idee rivoluzionarie, in cui l'utopia diventa la caratteristica centrale.
A sinistra: Andrea-Branzi-sedia-Revers-1993-Collezione-Cassina-Courtesy-Cassina-1278x1920
A destra: Pratone®-Forever-di-Giorgio-Ceretti-Pietro-Derossi-Riccardo-Rosso-2021-©-Gufram-Courtesy-of-Gufram-1920x1920
Milano da bere è il titolo della sezione dedicata agli anni ‘80, caratterizzati da una nuova esplosione dei consumi, dall’affermazione di una società edonistica e più leggera, dal ritorno del colore e dal successo internazionale del Made in Italy. Il design si fa portavoce dei cambiamenti ma sempre con uno sguardo al passato con lo scopo di rimodularlo. Un altro elemento preponderante tra gli anni ‘80 e ‘90 è quello dell’ironia, tanto protagonista nel design quanto nell’arte.
Arte e design. Design è arte si chiude con gli anni novanta per lasciare la parola a HYPERDESIGN, il progetto espositivo a cura di Chiara Alessi per la XXVII edizione del Premio Gallarate. Un’ultima riflessione, tuttavia, lega le due mostre, Under Attack, un’opera interattiva di Ennio Bertrand, in cui il pubblico può intervenire e sviluppare le proprie riflessioni sul tema dell’attacco alle Twin Towers di New York dell’11 settembre 2001.
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HYPERDESIGN, XXVII edizione del Premio Gallarate
Curata da Chiara Alessi e sviluppata attorno ad alcune tematiche contemporanee - sostenibilità e ambiente, sicurezza e lavoro, inclusione e relazione - la mostra si concentra sui progetti e i processi del design post anni zero, dando spazio e voce alle nuove promettenti generazioni di designer.
Il percorso espositivo esplora il design contemporaneo dopo gli anni 2000, interpretandolo come un “cantiere in evoluzione” piuttosto che analizzarlo da un punto di vista storico e statico. I progetti selezionati da Chiara Alessi raccontano, quindi, il ritorno all’autoproduzione e il rinnovato legame del design con l’artigianato, così come l’introduzione di nuove tecnologie che, unita all’autoproduzione, ha portato alla realizzazione di articoli su misura ideati per rispondere ad esigenze specifiche.
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Accanto a questo racconto, si dispiega quello delle aziende che offrono maggior libertà ai giovani designer, e quello dei progettisti focalizzati sull’esplorazione di nuovi materiali per un design più sostenibile. HYPERDESIGN, poi, dà spazio ai progetti che si espandono oltre l’abitare, sforando nell’ambito sociale e diventando un processo collaborativo e aperto. Il percorso espositivo si conclude, dunque, con progetti che tentano di rispondere ai temi più urgenti e attuali, come la crisi climatica, le questioni di genere e la disabilità.
Le due mostre ospitate al MA*GA saranno anche accompagnate da un programma di laboratori, talk e conferenze.
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© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 14 ottobre 2024