Saper fondere arte, design e artigianato in un linguaggio unico che esplora le potenzialità espressive dei materiali
Nel 2007 i designer Draga Obradovic e Aurel K. Basedow hanno fondato a Como il loro studio multidisciplinare: un laboratorio creativo dove ogni pezzo prende forma, unendo la ricerca estetica alla perfezione manufatturiera. Con importanti collaborazioni con brand tra cui Baxter, Visionnaire e Poltrona Frau, il lavoro di Draga & Aurel si distingue per un utilizzo innovativo e mai scontato della luce e dei materiali, creando pezzi e opere che non solo arredano, ma evocano emozioni e riflessioni. Il tema di Fuorisalone 2025, "Mondi Connessi", esplora il legame tra diverse realtà fisiche, virtuali e sensoriali, un concetto che si sposa con il lavoro dei due designer a cui abbiamo rivolto qualche domanda per capire come la loro visione possa rispondere al concetto di connessione tra diversi mondi, tra l’arte e la funzionalità, tra la materia e la percezione.
Due parole su di voi: chi siete, come vi definite oggi?
Ci definiamo artisti più che designer. Con lo studio Draga & Aurel portiamo l’arte nel design attraverso ricerca, sperimentazione e un approccio libero e istintivo. Applichiamo processi artistici al mondo del progetto, esplorando materiali e forme senza vincoli. Alcuni ci definiscono “alchimisti” per l’uso della resina, il nostro materiale distintivo. Nel nostro atelier di Como lavoriamo la materia con le mani, lasciando spazio all’imprevisto e alla scoperta. Io più focalizzata sul design, Aurel sulla pittura, viviamo in una simbiosi creativa fatta di scambio continuo.
Photo courtesy of Riccardo Gasperoni
Il tema di Fuorisalone 2025, “Mondi Connessi”, esplora la contaminazione tra differenti linguaggi, visioni, elementi. Come si riflette la vostra visione del design su questo tema e quali connessioni cercate di stabilire tra luce, materiali e forme nei vostri progetti?
Ci ritroviamo pienamente nel tema del Fuorisalone 2025, che riflette la profonda connessione tra arte e design di cui parliamo sempre, ma che si estende anche ad altri ambiti, dalla musica alla fotografia, dall’architettura al mondo tessile – particolarmente caro a Draga – in un dialogo continuo tra passato e futuro. Amiamo gli anni Settanta e il loro approccio libero, un’epoca in cui le influenze si fondevano e lo spirito sperimentale era protagonista. Luce, colore e materiali sono i tre elementi con cui disegniamo.
Il vostro lavoro ha avuto fin da subito un’impronta molto personale. Come avete visto evolvere la percezione del design “artigianale” nel panorama del progetto? Quando si parla di design contemporaneo, secondo voi da cosa è definito?
Ci sentiamo parte di un movimento che privilegia l’autenticità allo spettacolo, il fatto a mano alla produzione di massa, la semplicità dell’esperienza rispetto alle narrazioni eccessive. Per noi, l’artigianato è da sempre un tesoro da custodire, una chiave per il futuro. Oggi un elemento di design non si definisce più solo da forma e funzione, ma attraverso la capacità di suscitare meraviglia, diventando un oggetto evocativo, capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano.
Il progetto “Apartment of Wonder” presentato l’anno scorso da Rossana Orlandi sembra essere un’esplosione di contrasto e sinergia tra elementi diversi. In un mondo in cui le linee tra design, arte e tecnologia diventano sempre più sfumate, come vedete l’evoluzione dell’interior design? Su cosa si giocherà il futuro, tutto sui nuovi materiali? (se più semplice: che case abiteremo?)
Lo scorso anno con Giuliano dell’Uva abbiamo proprio voluto immaginare l’appartamento di un artista o di un collezionista, con tanto di galleria d’arte al suo interno, quindi arte e design in una completa fusione. In futuro immaginiamo spazi sempre più fluidi, intimi e personalizzati, popolati da oggetti scelti con cura, per un valore estetico, ma soprattutto narrativo ed emozionale. Sicuramente l’innovazione tecnologica e materica giocherà un ruolo importante, come strumenti a disposizione dei progettisti.
Photo courtesy of Riccardo Gasperoni
Siete riconosciuti a livello internazionale come maestri della resina epossidica ad uso artistico. Avete sperimentato la lucite, un materiale acrilico lavorato a mano con una tecnica inedita, collaborando con laboratori artigianali del lago di Como e realizzando la capsule collection Flare per Todd Merrill Studio. Come vedete il ruolo di materiali come la lucite nel ridefinire l’estetica del design? Ne state esplorando altri?
Siamo affascinati dalla lucite per la sua capacità di catturare e rifrangere la luce in modi sempre nuovi e inaspettati. Ci piace esplorarne il potenziale giocando con il colore, in particolare con accenti fluo, un tratto distintivo che si trova in molti dei pezzi che abbiamo realizzato per Todd Merrill Studio e per la nostra collezione Transparency Matters. Al momento stiamo ancora esplorando l’enorme potenziale delle resine, alla Milano Design Week vedrete qualcosa di nuovo.
A cosa state lavorando? Dove vi vedremo durante la design week?
Quest'anno presenteremo dei pezzi che sono la sintesi del nostro lavoro di questi anni, dal punto di vista concettuale e stilistico. La luce sarà certamente protagonista, così come il colore, e allo stesso tempo lavoreremo in maniera profonda sul tema del recupero con serie di pezzi unici, un’evoluzione della collezione Heritage. Troverete i nostri pezzi presso la Galleria Rossana Orlandi e un contributo nella mostra DoppiaFirma di Fondazione Cologni, oltre che negli showroom delle aziende Baxter, Wall&decò, Gallotti&Radice.
Tag: Interviste Mondi Connessi Fuorisalone 2025 Milano Design Week
© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 24 marzo 2025