Il progetto digitale, a cura di Giorgia Lupi e il suo team Pentagram, in collaborazione con Google Arts & Culture, mostra il problema della plastica invisibile che respiriamo.
In collaborazione con Google Arts & Culture e la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change - UNFCCC), Giorgia Lupi con Talia Cotton e Phil Cox di Pentagram hanno presentato Plastic Air. Si tratta di un progetto digitale che stressa sul tema delle microplastiche nell'aria, risultato della produzione e del consumo globale di plastica, in continuo e preoccupante aumento.
Cosa succede agli oggetti in plastica quando li gettiamo? Che fine fanno e come si smaltiscono? Si degradano in pezzi sempre più piccoli chiamati microplastiche: granuli, fibre, frammenti, microsfere e pellicole che vanno a finire, oltre che nelle acque e nei terreni, anche nell'aria che respiriamo.
Plastic Air si concretizza quindi in un’esperienza web che parte ponendo una domanda all’utente: vuoi vedere o non vuoi vedere il problema?
Nel caso in cui l’utente decida di non vedere il problema, il sito mostra una serie di oggetti, nella loro forma integrale, che fluttuano nell’aria. Gli stessi oggetti, nel caso in cui l’utente decida di voler vedere il problema, si ripropongono scomposti in una moltitudine di microscopici pezzi colorati, che ci dicono di quale plastica nello specifico sono fatti, da quale prodotto ed oggetto smaltito molto probabilmente derivano, quanta “strada” hanno fatto, quali sono i fattori geografici e le condizioni climatiche (come vento, pioggia e neve) che possono influenzarne la dispersione. Una visualizzazione astratta del problema e delle conseguenze, basata però su dati e studi assolutamente reali.
Il sito si compone ovviamente anche di una sezione “Cosa posso fare?” che in maniera sintetica e sincera, invita a ridurre, se non smettere il nostro uso di plastica nel quotidiano, ricordandoci che solo una minima porzione della plastica che gettiamo può essere realisticamente riciclata, per diversi fattori. Non possiamo quindi non esimerci dal ridurre sensibilmente la nostra dipendenza da questo materiale il prima possibile.
Tag: Arte Sostenibilità
© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 11 maggio 2021