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EDIT Napoli: intervista a Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli

Tips — 27 ottobre 2021

Nell'ultimo weekend di ottobre torna la fiera dedicata al design editoriale. Ce la raccontano le ideatrici, tra anticipazioni, novità e uno sguardo sul futuro.

Dal 29 al 31 ottobre torna EDIT Napoli, fiera di design editoriale e d'autore che quest'anno propone un palinsesto di 80 espositori internazionali tra designer indipendenti, brand e produttori. L'appuntamento prende forma nella cornice del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, nel cuore di Napoli, e in alcuni dei luoghi simbolo della cultura partenopea e mediterranea. Sarà a tutti gli effetti una fiera con una forte connotazione curatoriale e allo stesso tempo commerciale, come ci hanno raccontato le ideatrici Domitilla Dardi ed Emilia Petruccelli.

EDIT Napoli, con questa terza edizione, consolida e conferma la sua centralità nel panorama degli eventi legati al mondo del design. Quanto è importante il legame con la città?

Emilia Petruccelli:
Il legame con la città per noi è fondamentale: abbiamo scelto Napoli come città simbolo dell’apertura a modalità del fare diverse da quelle nordiche e industriali, per sottolineare il nostro sostegno ad un altro modo di progettare e produrre. Inoltre il nostro programma degli EDIT Cult, mostre extra-fiera dove protagonista è la cultura del progetto, si nutre del dialogo con luoghi di eccellenza della storia napoletana, in alcuni casi aprendosi per la prima volta al design contemporaneo. Questi spazi speciali il Museo del Tesoro di San Gennaro, l'Archivio di Stato di Napoli, la Fondazione Made in Cloister e l'Istituto Caselli - Real Fabbrica di Capodimonte sono al debutto per i nostri Cult, al fianco del Museo Civico Gaetano Filangieri e al Teatro di San Carlo che già dallo scorso anno sono stati protagonisti del circuito in città.

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In che misura il contesto pandemico ha impattato sulle prospettive e sulle sfide che l’universo del design dovrà affrontare nel futuro prossimo? Sicuramente c’è stata un’accelerazione di processi già in atto, c’è anche dell’altro?

EP: Innanzitutto va detto che i nostri editori non si sono fermati, tanto che lo scorso anno EDIT è stata l’unica fiera di settore in Italia e una delle pochissime in Europa. Questo perché gli editori lavorano spesso in proprio o in filiere corte e controllate, conoscono gli interlocutori dei loro passaggi produttivi perché la loro è una storia di persone che lavorano spesso in un processo a staffetta, passandosi da un laboratorio a un altro i loro prodotti. Il tempo nevrotico e ansiogeno non è mai stato quello degli editori e pertanto questa dimensione di riflessione e di controllo, imposta dalla pandemia, li ha trovati probabilmente più rodati di altre realtà meno abituate alla pazienza e alle “lunghe cotture”.

Edit Napoli è una vera e propria fiera: in che modo l’aspetto commerciale si concilia con quello più curatoriale del progetto?

Domitilla Dardi:
Essendo sia una fiera con una forte spina dorsale curatoriale che con una visione commerciale, i buyer che si uniscono a noi sanno che scopriranno a Napoli prodotti già selezionati secondo criteri validi sotto il profilo della ricerca, ma anche affidabili a livello commerciale. Noi stesse rappresentiamo questo provenendo io dal mondo curatoriale ed Emilia da quello imprenditoriale. Entrambe crediamo con forza nelle opportunità concrete che si generano durante la fiera stessa e nello sviluppo di relazioni che continuano anche nei mesi successivi alla fiera: questo non si verificherebbe se oltre il momento dell’esposizione alla vendita non ci fosse a monte un lavoro di costruzione e dialogo, con noi e tra di loro.

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Quest’anno ci saranno oltre 80 espositori internazionali tra designer indipendenti, brand e produttori. Quali sono le regole di ingaggio e come avviene lo scouting?

EP:
Fin dagli esordi, attraverso la nostra open call annuale, mettiamo al primo posto nella selezione degli espositori alcuni semplici e precisi valori che i prodotti presentati devono incarnare: l'importanza della qualità rispetto alla quantità, della valorizzazione della territorialità rispetto alla globalizzazione e della filiera trasparente di produzione. Il design che arriva a EDIT non è né quello della grande serie industriale, né quello delle edizioni limitate o dei pezzi unici del collezionismo. Si tratta di serie aperte, replicabili, fatte anche di quelle piccole differenze che l’azione artigianale implica. Ci piace infatti usare la definizione paradosso di “serie di pezzi unici”, nel senso che se a produrre sono macchine e mani insieme, il risultato dei multipli avrà sempre un margine di unicità.  La open call, inoltre, è rivolta sia a brand consolidati che ai giovani designer e realtà con meno di tre anni di storia alle spalle che sono l'anima della sezione a loro dedicata, il Seminario.
 

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Tra questi figurano 30 sono i nomi emergenti che faranno parte del Seminario. Vi andrebbe di raccontarci qualche dettaglio in più?

DD:
Quest'anno per il Seminario abbiamo dato vita a una collaborazione importante con l’Ambasciata e il Consolato generale del Regno dei Paesi Bassi in Italia per la call dedicata ai designer olandesi Young Dutch Titans. I giovani designer sono coloro che hanno risposto con più forza ed entusiasmo dall'Italia e da tutta Europa. Avremo infatti rappresentanti dalla Danimarca, Francia, Germania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Svezia e naturalmente un nutrito gruppo di designer olandesi o con base in Olanda, paese con una forte tradizione editoriale. Porteranno prodotti legati al mondo della fiber e textile art, della ceramica, del legno, del vetro e molto altro.





Tag: EDIT Napoli Interviste



© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 27 ottobre 2021