L'intervista
Una chiacchierata con Marco Mari e Carlotta Borruto
Qual è il modello di Italia Innovation, e perché avete deciso di replicarlo in California?
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Italia Innovation è un'azienda che opera come piattaforma di ricerca e sviluppo di progetti d’impresa caratterizzati da una forte curatorialità. Ciascun progetto è infatti ideato in collaborazione con docenti e studenti provenienti dalle più selettive università del mondo, che attraverso l'approfondimento dei casi di studio delle eccellenze italiane ci aiutano a delineare opportunità d’innovazione ed impatto per il futuro della manifattura.
In particolare, da più di un anno stiamo lavorando su come la ricerca dell’alta qualità e della sostenibilità possano guidare l’innovazione di prodotti e processi, attraverso due innovation programs guidati rispettivamente da Riccardo Illy, presidente del Gruppo Illy e Debra Dunn, docente della Stanford University e board member di IDEO.Org e B-Lab.
Dopo cinque anni di attività, abbiamo deciso di espandere la nostra iniziativa alla California, terra in cui si stanno sviluppando numerose imprese nel campo della manifattura di alta qualità con un approccio sostenibile.
Quali sono le condizioni necessarie per sviluppare innovazione secondo voi?
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Questa è una domanda difficile, perché l’innovazione è sempre relativa ad un contesto.
Noi con il tempo abbiamo imparato ad apprezzare tanti tipi di innovazione, da quella dei manager che devono muoversi dentro strategie e budget definiti, a quella dell’imprenditore appassionato nell’offrire al mondo il miglior prodotto possibile.
Nel primo caso l’elemento chiave è l’empatia, in quanto è necessaria una grande capacità di sapersi relazionare con più stakeholders e di saper sintetizzare il cambiamento in una situazione di inevitabile compromesso. Nel secondo caso l’elemento chiave è la libertà, condizione mentale che può declinarsi in coraggio nella propria visione e coerenza con i propri valori per produrre dei cambiamenti sociali prima ancora che aziendali o industriali.
Ha ancora senso parlare di Made in Italy? Perché?
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L’approccio italiano alla creazione di valore aggiunto è senza dubbio la miniera d’oro su cui ancora oggi i giovani italiani siedono per costruire il proprio futuro. Confrontandoci infatti con culture diverse dalla nostra, avvertiamo sempre come il pensiero italiano sia apprezzato per la sua capacità di gestire la complessità, e di produrre in ogni campo soluzioni che si contraddistinguono per la propria semplicità, funzionalità ed eleganza.
Ciò detto, in un periodo in cui sembra che i nazionalismi stiano tornando in voga, è altrettanto importante riconoscere che il valore italiano non è genetico né geografico, ma più semplicemente culturale. Per questo motivo noi sosteniamo una nuova definizione, il Made by Italy, per porre appunto l’accento su quell’identità collettiva che è data dalla cultura italiana - apprezzabile e producibile autenticamente anche in altri luoghi e da persone con altri passaporti. Il bello ed il buono del nostro know-how infatti non sono un diritto acquisito ma il frutto di una costante ricerca.
© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 20 marzo 2019